di Marilena Garbo
Capita a volte di assistere a dimostrazioni di massaggi Ayurvedici magari eseguiti da Indiani. Coloro che hanno avuto modo di vivere queste situazioni hanno potuto constatare che vi sono talvolta anche enormi differenze tra l’esecuzione di un trattamento ayurvedico e un’altra.
I meno esperti, al contrario, hanno visto spesso una sola versione di massaggio e sono convinti che quello sia il “vero” massaggio Ayurvedico, concludendo che qualunque altra sequenza sia falsa. La convinzione è tanto più radicata se l’unica sequenza che conoscono è stata effettuata da un Indiano.
È un po’ come se uno di noi andasse in India ad insegnare la tarantella e, per il semplice fatto che è italiano, gli Indiani concludessero che il suo modo di ballare la tarantella è l’unico vero!
Purtroppo, sappiamo perfettamente che non è sufficiente essere italiani per essere esperti di tarantella! Tutto ciò, anche senza considerare il fatto che l’esecuzione di un ballo, così come quella di un massaggio, lascia ampio spazio alla sensibilità di chi lo esegue.
In sostanza, come non è necessario avere gli occhi a mandorla per eseguire un buon trattamento shiatsu o per vincere il campionato del mondo di karate, così non è necessario essere indiani per eseguire “l’ayurveda perfetto”.
Prima di tutto bisogna dire che il massaggio ayurvedico si può eseguire a terra o sul lettino. In India spesso viene effettuato su un particolare tavolo da massaggio, basso, che viene chiamato Taila Thron (= “trono dell’olio”), pensato per effettuare anche i dhara, ovvero le terapie di “colata” e quindi presenta dei sistemi di raccolta dei liquidi. Qui da noi, spesso, ci si deve “arrangiare” con quello che c’è.
L’ayurvedico si pratica sia con i piedi che con le mani e non mancano tecniche di gomito, avambraccio.
Lo si può iniziare dalla testa piuttosto che dall’addome ovvero dai piedi….
Occorre una competenza e un’esperienza di anni per capire le varianti e i perché.
Basta andare nell’India delle cliniche Ayurvediche per toccare con mano quante modalità diverse e possibilità di esecuzione esistano.
Ci sono diverse “scuole di pensiero”, ciascuna delle quali ha sviluppato tecniche sue; spesso, poi, le modalità di intervento variano a seconda delle “prakruti” (cioè dei “dosha” predominanti nei vari individui) e di eventuali alterazioni “acute” dei dosha stessi; altre differenze dipendono dal fatto che ogni Maestro tende ad elaborare nel tempo sequenze proprie, sia per scopi didattici sia per intuizioni ed esperienze nate “sul campo”, che danno origine a metodi che – pur potendo prendere diversi nomi – restano pur sempre autentici massaggi ayurvedici.
Vi sono poi tecniche avanzate che manipolano maggiormente le articolazioni oppure i punti “marman” o i “bindu”, mentre, quando si ha a che fare con problematiche psicosomatiche, è spesso necessario riequilibrare le sottili energie dei chakra, con particolari manovre energetiche.
In una parola: l’ayurveda non è una sequenza che si impara a memoria e si ripete sempre uguale qualunque sia la persona che ci troviamo davanti! Le capacità di osservazione, la sensibilità e, vorremmo dire, le capacità empatiche del maestro di ayurveda, lo portano a comprendere cos’ha bisogno l’assistito, modificando tecniche e manipolazioni a seconda delle esigenze. Il fatto che ai livelli elementari tutti i Maestri insegnino sequenze, non deve ingannare. La sequenza svolge nel massaggio la stessa funzione dei “kata” o dei “lu” nelle arti marziali. Sono gli esercizi indispensabili per dare una struttura all’allievo, insegnargli le tecniche base e fargliele assimilare in modo ordinato: ma nessuno effettua il combattimento libero usando i kata!
Nell’arte del massaggio quest’esigenza di conoscere moltissime tecniche per poter usare poi spontaneamente quella “giusta”, è persino ovvia.
Se il nostro ricevente soffre di ernia lombare migrata, gli praticheremo disinvoltamente lo stretching delle gambe (tipo “manovra di Lasegue”) o gli imporremo dure flessioni del rachide per il solo fatto che in alcune sequenze ayurvediche queste tecniche sono previste?
E se trattiamo un’anziana donna che soffre di grave osteoporosi le praticheremo le manovre di pressione forte e rapida a due mani sulle vertebre che in certe sequenze ayurvediche si usano per attivare le energie del canale dei chakra (sushumna)?
L’ayurveda ha sviluppato le manovre più “strane”, pensate per le più diverse ragioni. La sensibilità del maestro, istantaneamente, sceglie.
Ecco allora che non occorre poi aver studiato gran che per capire che non può esistere “un” massaggio ayurvedico che debba essere considerato quello “giusto”.
Ciò che è importante è trasmettere una conoscenza il più possibile ampia, possibilmente scevra da istruzioni che potrebbero rivelarsi pericolose per gli operatori e soprattutto per coloro che desiderano gustarsi un piacevole massaggio ayurvedico senza dover correre il rischio di farsi procurare gravi lesioni.
Occorre progressività nell’insegnare e consapevolezza nell’eseguire.
Non dimentichiamo che l’ayurveda, di per sé, è conoscenza, (VEDA = Conoscenza, scienza, sapienza) intesa nel suo significato più ampio; la conoscenza è qualcosa che è dentro ciascuno di noi ed è nostro dovere adoperarci per risvegliarla. Non esiste nessuno che ci possa dire cosa è giusto e cosa è sbagliato; nessuno che abbia il potere di decidere cosa è bene e cosa è male.
Perciò, affermazioni del tipo: “Quello è il massaggio ayurvedico vero, quell’altro non lo è”, oppure “Io l’ho visto fare e non era così”, e ancora, “Io sono andato in Shrilanka e mi hanno massacrato”, “Sono stato in India ed era completamente diverso” non hanno alcun senso. Testimoniano soltanto una scarsa consapevolezza di quanto sia complesso “praticare l’ayurveda”.
Attenzione, però! Ciò che sto dicendo non significa affatto che l’ayurveda possa essere “qualsiasi cosa”. Non si praticano massaggi ayurvedici utilizzando la farina di mais (come mi è capitato di vedere!), per il semplice fatto che il mais è venuto dall’America nel XVI secolo dopo Cristo e l’ayurveda è nato nel XV secolo avanti Cristo in un Paese in cui il mais non esisteva. Dai testi antichi non risultano varianti ayurvediche valtellinesi effettuate con la farina per la polenta taragna!
L’ayurveda ha una sua tradizione seria, che si fonda su testi classici, insegnamenti di illustri maestri, ricette per la creazione di olii medicati, terapie di massaggio particolari che fanno uso di fomentazioni, ecc. Ci vuole umiltà, tanto studio e la convinzione che, prima di inventare alcunché, è opportuno conoscere a fondo ciò che hanno creato gli altri, soprattutto quelli che hanno fatto dell’ayurveda la loro vita e quindi gli hanno dedicato anni di ricerche e di prove “sul campo”.
Non basta un corso di trenta ore per proclamare che “si sa l’ayurveda” e, magari, insegnarlo, solo perché questa o quella scuola alla moda ha rilasciato comunque una compiacente “patacca” da attaccare al muro.
Non esiste nessuno al mondo, qualunque sia il titolo che possiede, che possa decidere chi ha realizzato la conoscenza e chi no! Non esiste alcun Diploma, Attestato o Laurea che possa in concreto certificare la Conoscenza.
Il mondo è pieno di “Titolati”, ma, nondimeno, tanti disastri ed errori vengono commessi; negli ospedali, nei cantieri, nelle progettazioni. E questo, è più che normale perché, che ci piaccia o meno, siamo davvero esseri Divini ma in forma umana e come tale con profondi limiti nonostante i pezzi di carta appesi alle pareti. Nessuna Università potrà mai laureare un padre affinché sia autorizzato a fare il genitore; nessun organismo giuridico potrà mai certificare chi riesca a trasmettere un po’ d’amore con un massaggio e chi no!
Un ultima riflessione………
Purtroppo, quando qualcosa – per quanto sacro e dominio millenario di trasmissioni orali il più delle volte segrete – fa moda, ecco che il business incalza e tutti diventano Maestri di x, y, z…
Purtroppo questo mentalità che privilegia sempre e comunque la dimensione economico-consumistica, questa rincorsa al business che niente risparmia, interessa anche gran parte dell’ayurveda attuale in Italia.
Se andate dal vostro “terapista ayurvedico” per dieci volte consecutive ed egli ripete sempre le stesse identiche manovre, probabilmente c’è qualcosa che non va… È poco probabile che voi siate andati a ricevere il massaggio sempre nel medesimo stato psicofisico.
Se quando avete finito il trattamento non avete provato nulla, c’è qualcosa che non va…
Se nel vostro “terapista” non scorgete una profonda armonia interiore, c’è qualcosa che non va…
Imparate a “percepirlo”: vivete il senso di profonda accoglienza che vi regalano le sue mani cariche di energia positiva. E se sperimentate un senso di fusione, se vi sentite immersi in una bolla di energia, se percepite che, durante il massaggio, state in realtà compiendo una meditazione in due, allora, forse, avete incontrato un Maestro.
…… “Possiate fidarvi solo e soltanto del Vostro cuore,…
possiate fidarvi di Voi Stessi”